Situazione in Italia e in Toscana

I dati di ISPRA (Rapporto rifiuti urbani 2015) evidenziano una situazione con luci ed ombre: a fronte di una raccolta differenziata che si incrementa di anno in anno e che vede già l’impegno di oltre la metà dei comuni italiani, il recupero della frazione organica segna il passo e risulta marcatamente inferiore alle necessità.

Degli oltre 5,7 mln/ton raccolte in maniera differenziata, solo 4,4 mln/ton sono state effettivamente oggetto di recupero.

Le prospettive che vedono a regime volumi nazionali di frazione organica fino a 10,7 mln/ton all’anno, aprono evidentemente temi importantissimi in termini di necessità di infrastruttura impiantistica.

I Rifiuti Organici in Toscana

La Regione Toscana ha raggiunto il 44,3% di raccolta differenziata, valore in incremento rispetto al 2013, ma ben al di sotto della media nazionale del Centro-Nord e anche molto lontano dall’obiettivo regionale del 70%, nonché da quello stabilito per legge del 65% che doveva essere già raggiunto nel 2012.

Nel 2014 la Regione Toscana ha raccolto  997.849 ton di rifiuti differenziati, di cui il 41,15% è rappresentato dalla FORSU, per un totale di 410.650 ton.

Per la chiusura del ciclo dei rifiuti organici la Regione Toscana conta 18 impianti di compostaggio, per una quantità autorizzata di 520.914 ton/anno, Pur risultando gli impianti tutti in funzione, e nonostante si raccolgano 410.650 ton, agli impianti regionali vengono conferiti solo 321.262 ton.

Il dato è grezzo, ma si può desumere che gli impianti esistenti non vengono utilizzati per la loro capacità nominale di trattamento, per motivi che non siamo in grado di valutare.

Purtroppo, la situazione sembra destinata a peggiorare con l’avanzare necessario ed inesorabile della quantità di raccolta differenziata, fino almeno ai limiti di legge.

La proiezione che abbiamo fatto è la seguente:

Da così oggi

Ad almeno così domani, secondo gli obiettivi minimi della Regione Toscana del 70%, che è appena sopra i limiti di legge.

E’ quindi evidente la necessità di integrazione, nell’interesse dei cittadini e dell’ambiente, per evitare che enormi quantità di rifiuti prodotti sul nostro territorio regionale vengano in altre regioni per il loro trattamento, violando il principio di prossimità e aumentando i costi economici ed ambientali, tutti a carico dei cittadini.

Una riflessione di natura più tecnica è relativa all’efficienza delle attuali attività di recupero.

Infatti, a fronte delle 321.262 tonnellate avviate a recupero, nei 18 impianti di compostaggio regionali risultano prodotti 15.398 ton di ACV (ammendante compostato verde), 30.845 ACM (ammendante compostato misto) e 65.374 ton di SCARTI, quelli che pur essendo materiale organico non partecipano al processo di compostaggio per composizione, pezzatura, salinità o altro, e vengono definiti tecnicamente “non compostato”.

In sintesi, gli impianti di compostaggio producano solo 14,4 kg di ammendante utilizzabile ogni 100 kg di rifiuto organico conferito. Il resto è scarto solido, o si perde sotto forma di sostanze volatili (carbonio, sotto forma di gas, bioaerosol …), responsabili anche delle maleodoranze.